giovedì 7 marzo 2013

In tema di cambiamenti politici e sociali (almeno spero) non posso fare altro che sottolineare l'importanza dell'ascoltare tutti cittadini. E' importante ascoltare anche le richieste dei bambini e dei soggetti svantaggiati perché loro sono gli indicatori ambientali e sociali che rispecchiano le politiche applicate nel territorio. In ogni  città dovrebbe sorgere i Consigli Comunali dei Bambini e dei Ragazzi per lavorare in sinergia con quello degli adulti che molte volte tali non dimostrano affatto e ignorano le più semplici richieste. 
Voglio condividere uno stralcio della mia tesi in cui spiego cosa sono i Consigli Comunali dei Bambini, e poi riporto alcune frasi scritte e lette da alcuni bimbi di un comune umbro durante un incontro con i consiglieri adulti, cui ho partecipato. Lo scopo è offrire una testimonianza di quanto sia bella ed importante una tale iniziativa, neanche così difficile da realizzare, basta volerlo!

Il Consiglio comunale dei bambini è un’esperienza di educazione civica e permette ai piccoli di svolge una funzione consultiva. Esso si riunisce, in genere, mensilmente in orario extrascolastico, ed è composto da quei bambini che sono stati sorteggiati nelle classi quarte e quinte della Scuola primaria, o che si siano dichiarati disponibili per l’esperienza e successivamente siano stati eletti dai compagni. Il gruppo, che lavora insieme ad un Facilitatore adulto, discute i problemi  della città, denuncia eventuali inadeguatezze o ingiustizie e formula proposte che a volte contengono dei suggerimenti di intervento da proporre agli adulti durante una seduta del Consiglio comunale in cui le due generazioni si confrontano. 
Il Consiglio dei bambini non rappresenta un’imitazione del modello degli adulti, ma si pone specifici obiettivi educativi: educare alla democrazia e alla partecipazione, costruire la consapevolezza di essere cittadini nel rispetto delle opinioni degli altri nonché dei beni pubblici. I piccoli consiglieri, durante le sessioni entrano nel merito di alcune questioni che direttamente li riguardano, ad esempio la messa in sicurezza delle Scuole, la pulizia dei quartieri, le opportunità di svago, la disponibilità di luoghi ricreativi. Inoltre, al di fuori del Consiglio, dialogano con i coetanei e con gli altri cittadini per raccogliere informazioni, fare richieste, fornire o ottenere suggerimenti. L’impegno del Consigliere è infatti quello di portare in seno al Consiglio le riflessioni, le idee, i dubbi, le domande e le proposte, in pratica tutte quelle istanze espresse dai suoi concittadini. Ad ogni membro del Consiglio dei bambini viene garantita un’assunzione di responsabilità che si esplica con lo strumento della votazione in merito alle proposte formulate; la decisione finale viene presa al raggiungimento della maggioranza, che deve essere almeno del 75%. (Roveda, Volontrè, 2011)
Nelle numerose esperienze italiane di Consigli dei bambini, è riscontrabile un comune denominatore rappresentato dal fatto che i bambini si sentono importanti, coinvolti in qualcosa che diventa di loro portata, riconoscendo che viene data loro importanza e offerta la possibilità di esprimere le proprie opinioni. Per contro, può accadere che tra i ragazzi consiglieri e i loro compagni di classe non ci sia un vero dialogo, in tal modo l’esperienza rimane a livello individuale e non si realizza quel concetto di rappresentanza che è l’idea portante del percorso progettuale. Tutto questo può essere causato dalla mancanza di collaborazione e di sinergia tra la Scuola e i promotori dell’iniziativa; è necessaria quindi l’informazione sul significato dell’esperienza prima e la formazione degli insegnati poi. Infine, può accadere che in alcune situazioni non venga dato spazio alle proposte dei bambini, demotivando così la loro partecipazione in quanto non vedono gli effetti dei loro contributi. Questo è il rischio che si corre se si pensa che i bambini possano partecipare a tutte le questioni che li riguardano sia all’interno che al di fuori della Scuola. In realtà, un approccio serio alla partecipazione deve partire da un’analisi adulta delle reali possibilità di coinvolgimento del bambino, avendo quindi cura di selezionare quelle proposte che si è certi di poter attuare e mandare avanti nel tempo. (Rossi, 2005)

È bello osservare come i bambini siano capaci di mettere in difficoltà i grandi con la loro essenzialità di linguaggio, meravigliandosi per l’incapacità degli adulti di agire, di pensare alle piccole cose, di risolvere i problemi tramite azioni semplici.
Riguardo l'argomento della raccolta differenziata dei rifiuti in opposizione all'inquinamento, queste sono state le soluzioni proposte dai bambini ai problemi dei grandi, sotto forma di slogan:


  • “La differenziata è importante farla anche se il secchio non lo abbiamo vicino, lo andiamo a cercare;
  •  sul contenitore dell’immondizia c’è scritto quello che ci va buttato, quindi se uno ha un dubbio può capire se sta facendo bene; 
  • noi dobbiamo parlare ai compagni che devono fare la raccolta differenziata, dire a tutti di differenziare, ma soprattutto è importante farla sennò come facciamo a dirlo agli altri?
  • inquinamento, chi ti annusa fai ammalare
  • una specie di indovinello: sinonimo di raccolta differenziata? 
  • Paradiso. Un sinonimo di inferno? È tanto facile, inquinamento.
  • finiamola di inquinare, cominciamo gli adulti a riciclare
  • la raccolta differenziata è un piccolo gesto che può salvare il 
  • mondo
  • la raccolta differenziata è solo un guadagno per l’umanità
  • differenzia la spazzatura e il mondo migliorerà
  • a noi bambini lasciate un mondo pulito, riciclate
  • io non rifiuto, io riciclo
  • se fai la raccolta differenziata migliori l’ambiente, respiri aria pulita e non occupi lo spazio sotterraneo
  • secco, umido, vetro, tirarsi indietro
  • se la città è più pulita, è più bella la tua vita
  • bisogna fare la raccolta differenziata per avere la natura incontaminata
  • perché mettere i rifiuti in mezzo agli alberi? Perché rovinare la 
  • natura?”
Non hanno bisogno di commento queste frasi, solo vorrei chiedere di evitare la riproduzione almeno delle parole dei bambini: ho avuto il permesso di condividerle, ma non è bello usare come propria un'affermazione altrui. Grazie






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